George MacKay as Schofield in "1917," the new epic from Oscar®-winning filmmaker Sam Mendes. C'è una sequenza che mi pare emblematica di 1917: verso la fine, il protagonista è dentro le trincee amiche e e deve arrivarne al capo opposto per consegnare un messaggio fondamentale che impedirebbe ai suoi compatrioti di finire in un'imboscata. Anziché… Continua a leggere 1917 – Sam Mendes
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The Irishman (Martin Scorsese)
Come spesso, la prima sequenza, scena o inquadratura può svelare un mondo. La steadycam di The Irishman percorre i corridoi di un'ospizio come quasi 30 anni fa, in Quei bravi ragazzi, percorreva le stanze di un ristorante: lì c'erano musica ritmata e ballabile, un movimento sinuoso e veloce, a un passo dalla frenesia; qui il… Continua a leggere The Irishman (Martin Scorsese)
Grazie a Dio (Grâce à Dieu, François Ozon)
Cosa c'è di più contemporaneo, ovvero che parli di cose che formano il mondo in questo stesso istante, del linguaggio? Ozon struttura il suo nuovo film non solo sulla parola, ma proprio sul senso politico, culturale, emotivo e psicologico che la rende linguaggio, sul discrimine che non la rende mai neutra. Lo stesso titolo, nel… Continua a leggere Grazie a Dio (Grâce à Dieu, François Ozon)
L’età giovane (Le jeune Ahmed, Jean-Pierre e Luc Dardenne)
Ci sono Rossellini e Bresson accostati spesso al nome dei fratelli Dardenne. Per le scelte di stile, di sguardo, di economia di mezzi stilistici e narrativi, per asciuttezza retorica. Trovo anche, ed è meno frequente la riflessione, per il loro rapporto disinvolto e informale ma pregnante con il sacro, con il senso del mistero laico… Continua a leggere L’età giovane (Le jeune Ahmed, Jean-Pierre e Luc Dardenne)
La belle époque – Nicolas Bedos #RomaFF14
The Truman Show ai tempi del cinema della nostalgia. Bedos prende il meccanismo del film di Weir, lo adatta al grand public, ne esplicita il discorso teorico e confeziona un'acuta riflessione sui nostri giorni.
Hobbs and Shaw – David Leitch
È un film di fantascienza Hobbs and Shaw e non perché le leggi della fisica sono irrilevanti - quelle già erano state sbriciolate dal cinema di Jackie Chan decenni fa - ma perché qui ci sono cyborg, virus che devastano l'umanità, super-soldati potenziati per rimpiazzare il genere umano eccetera. Il che allontana il film di… Continua a leggere Hobbs and Shaw – David Leitch
La famosa invasione degli orsi in Sicilia (Lorenzo Mattotti) #Cannes2019
Quando si taccia la serialità di aver ucciso il racconto o il cinema, non si sa - o si dimentica - che la serialità è da sempre il cuore della narrazione, la capacità di farti affezionare ai personaggi con la curiosità di sapere cosa accade dopo. Fin dai tempi degli aedi e dei cantastorie: quella figura è l'invenzione principale di La famosa invasione degli orsi in Sicilia, il film con cui l'illustratore Mattotti esordisce alla regia di un lungometraggio, e fa da cornice alla storia della ricerca del figlio da parte di un orso, di come diventa re degli umani e di come il potere corrompe sempre.
Non è romantico? (Isn’t It Romantic, Todd Strauss-Schulson)
La protagonista, a causa di un incidente che le fa sbattere la testa, finisce dentro una realtà filtrata dagli schemi del cinema sentimentale hollywoodiano da lei adorato fin da piccola
La casa di Jack (The House that Jack Built, Lars Von Trier)
Un serial killer nel buio racconta cinque dei suoi crimini infarcendoli di riflessioni filosofiche, artistiche e di strampalate teorie
Polar (Jonas Åkerlund)
Basterebbe l'incipit. Roba da pessimo videoclip di fine anni '90, indecente tripudio di cromatismi e saturazioni, giochini di montaggio, soggettive finte, modelle latine seminude e sculettanti, sangue digitale e via travisando il pulp. Anche quel modo di intendere l'estetica triviale era già vecchio 20 anni fa (chi si ricorda il tremendo Dobermann di Jan Kounen?),… Continua a leggere Polar (Jonas Åkerlund)