
Sicuramente gli anarcoidi Delépine e Kervern negherebbero l’influenza di una serie tv come Black Mirror sul loro Imprevisti digitali, resta di fatto che la loro ultima commedia sembra una versione buffonesca del moralismo della serie britannica. Tre protagonisti in lotta a loro modo con la tecnologia: chi contro Facebook e la sua politica verso i video di bullismo, chi contro i server di un sito porno che contengono un involontario video esplicito, chi contro il binge watching e Uber.
Il mezzo con cui i registi “pontificano” è l’umorismo, il loro umorismo svagato, stralunato, vagamente à la Tati negli intenti satirici e in qualche barlume surreale, ma anche molto parlato, che accumula, si slabbra di continuo. È una caratteristica del loro modo non allineato di intendere la commedia, il fatto che però le gag di rado vadano a segno (e che le battute vengano uccise dal doppiaggio) no, così come l’idea nostalgica, idilliaca di un mondo suburbano pieno di ideali e valori e battaglie civili assediato e anestetizzato dalla tecnologia. Ecco, Imprevisti digitali poteva essere una commedia potente su come la tecnologia ci ha cambiati, invece si accontenta di girare a vuoto rimestando su ciò che nell’idealizzazione passatista eravamo.
Il cinema di Delepine e Kervern mi è sempre piaciuto, tuttavia è da parecchio che non li vedo all’opera. Questo mi incuriosisce anche se mi sembra chiaramente meno ispirato rispetto ai precedenti
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In realtà sono abbastanza attivi, ma il loro cinema non è molto visibile in Italia.
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