
La proiezione di Il lungo viaggio non è solo il modo con cui la Mostra del Cinema celebra il centenario di Tonino Guerra e Federico Fellini (che sarà anche al centro di La verità su La dolce vita), ma soprattutto un gesto con cui sintetizzare il punto focale, il nocciolo della collaborazione tra i due durata dal ’73 all’86. Il film si compone dei disegni e degli schizzi di Fellini, animati da Khrzhanovskij e dal suo team, a cui Guerra dà voce, immaginandosi un sogno in cui tutti quei personaggi si imbarchino sul Rex e sotto l’occhio del regista salpino verso un luogo migliore.
Parlavo di una sintesi: nei 21 minuti di durata il film condensa ciò che Guerra rappresentò per Fellini e viceversa, ossia pur venendo dalle stesse terre, pur coltivando le stesse radici, l’uno sembrava il contraltare dell’altro stando a ciò che si vede nel film. La goliardia dell’uno, il triviale e carnascialesco amore per le donne e il sesso che traspare dai disegni con l’ironia sognante, la poesia aulica e terrena della voce e dei pensieri del poeta: l’uno stempera l’altro, l’uno rafforza l’altro. Fu così in Amarcord, E la nave va e Ginger e Fred, è così in questo breve e pochissimo visto film, documento prezioso e poetico di una fertile amicizia.